Cellule staminali della placenta: una miniera inutilizzata

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La placenta, secondo le ultimissime ricerche, risulta più ricca di cellule staminali rispetto al sangue del cordone ombelicale, tuttavia nella maggioranza dei parti viene eliminata senza poter attingere a quella riserva così preziosa per la ricerca e per le terapie. L’equipe dell’Ospedale Pediatrico di Oackland, in California, ha scoperto nel 2009 che la placenta contiene una riserva di cellule staminali totipotenti, attraverso uno studio condotto su più di 200 parti, durante i quali la placenta è stata conservata, attraverso una tecnica di congelamento, per la quale hanno richiesto un brevetto.

Attraverso l’impiego delle cellule staminali placentari è stato possibile curare oltre 100 piccoli pazienti affetti da malattie ematiche, tra le quali : talassemie, leucemie, deficit dell’emopoiesi, dimostrando la capacità  d trasformazione di tali cellule verso la linea eritroide. Il trapianto è stato reso possibile dalla donazione di staminali provenienti dalla placenta di parti cesarei, di fratellini compatibili con pazienti malati.

Le cellule ‘bambine’ come vengono chiamate, sono molto numerose ed aumentano la possibilità  di trapianto nella cura di patologie, per le quali le stesse cellule cordonali potrebbero non essere sufficienti e comunque non disponibili per un maggior numero di soggetti compatibili.

Inoltre i modelli sperimentali murini hanno consentito di osservare ed isolare la presenza di cellule quali i fibroblasti nella placenta, tanto da arrivare ad identificarne la presenza nella placenta umana, a seconda della settimana di gestazione, un esempio alla sesta-ottava settimana di gestazione si ha una rapida proliferazione delle cellule fibroblastiche.  Lo stroma dei villi coriali invece dal primo trimestre contiene cellule mesenchimali. E’  un enorme passo in avanti che apre le prospettive allo studio e alla ricerca, ma soprattutto all’applicazione di trapianti, che hanno dato un ottimo successo, ma anche a tecniche sperimentali, quali la ricostruzione delle cartilagini, dei tessuti molli e a tecniche di espansione cellulare.

Publicato: 2010-03-08Da: Bio Blog

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