Test molecolare per la diagnosi del tumore alla prostata

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PROGENSA PCA3 è il primo test molecolare specifico per il carcinoma prostatico che si basa su una tecnologia innovativa e servirà  come ausilio nella diagnosi di questa specifica forma tumorale. L’esame, che si basa su una tecnologia innovativa, servirà  come ausilio nella diagnosi di questa specifica forma tumorale. L’accuratezza di PROGENSA PCA3 come predittore di positività  alla biopsia in soggetti con precedente esito negativo si è rivelata superiore rispetto al test del PSA (antigene prostatico specifico). Uno studio pubblicato sul Journal of Urology nel maggio di quest’anno ha dimostrato che i punteggi ottenuti con PROGENSA PCA3 ben si correlano con le dimensioni del tumore prostatico, cosa che può favorire l’identificazione, da parte dei medici, di quei pazienti che necessitano di una terapia aggressiva, differenziandoli da coloro che, affetti da forme localizzate e di basso grado, possono essere invece destinati alla vigilanza attiva. La corretta identificazione dei pazienti ideali per una strategia di vigilanza attiva è stato finora un compito estremamente difficile per i medici. Il biomarcatore PCA3, in aggiunta ai dati clinici esistenti, sembra essere il candidato ideale per aumentare il livello di accuratezza nell’identificazione di questi pazienti. Il Prof. Montorsi, Ordinario di Urologia all’Università  Vita-Salute, Ospedale San Raffaele di Milano, ha dichiarato: “La diagnosi di tumore alla prostata può essere difficile. Gli attuali strumenti diagnostici impiegati per questo tipo di cancro, come il PSA sierico, hanno dei limiti. Per questo, la comparsa sulla scena di PROGENSA PCA3 è da considerarsi un fatto positivo. Questo esame potrebbe rappresentare una grande svolta per un certo numero di pazienti, in quanto faciliterebbe la decisione del medico sull’opportunità  o meno di procedere con un’ulteriore biopsia, intervento che può essere doloroso e causare effetti collaterali indesiderati. È stato inoltre dimostrato che il PCA3 è in grado di identificare i pazienti affetti da forme tumorali circoscritte o di basso grado, per i quali una vigilanza attiva potrebbe risultare più adatta rispetto a una terapia aggressiva”. La specificità  del test PROGENSA PCA3 potrà  contribuire ad eliminare parte dell’incertezza che ancora avvolge la diagnosi di carcinoma prostatico, fornendo risultati più accurati e definitivi. Ma la vera novità  è che il test PROGENSA PCA3 potrebbe contribuire ad evitare ripetute biopsie in quei pazienti che presentano risultati contradditori, riducendo al minimo il senso di ansia e disagio spesso provato da chi deve convivere con il sospetto di un tumore alla prostata. Il PCA3 è un gene specifico per la prostata che si presenta sovraespresso in caso di tumore3. Il test PROGENSA PCA3 si avvale della tecnica della TMA (Transcription Mediated Amplification) per quantificare il livello di mRNA corrispondente al gene PCA3 presente in un campione di urina; maggiore è la quantità  di PCA3, maggiori saranno le probabilità  della presenza di una neoplasia.1 Dagli studi è emerso che PROGENSA PCA3 è in grado di predire, fra i pazienti con precedente biopsia negativa, chi risulterà  positivo alla biopsia di controllo in modo più accurato rispetto al solo test del PSA. Il Prof. Scarpa, Ordinario di Urologia all’Università  degli Studi di Torino e Direttore della Struttura Complessa a Direzione Universitaria di Urologia dell’AOU San Luigi Gonzaga, spiega: “Il problema più serio quando si pone una diagnosi di tumore alla prostata è dato dall’incertezza che avvolge l’aumento dei livelli di PSA. PROGENSA® PCA3 potrebbe contribuire ad aumentare le probabilità  di una diagnosi precoce. Qualsiasi esame che riduca il rischio di essere sottoposti a una biopsia senza che ce ne sia realmente il bisogno e che possa favorire l’identificazione delle forme di carcinoma prostatico localizzate o di basso grado rappresenta una buona notizia per i pazienti”. Lo screening periodico e la diagnosi precoce delle forme letali di tumore alla prostata sono fondamentali per ridurre gli indici di mortalità  dovuti a questo tipo di neoplasia4. Tuttavia, la variabilità  e i limiti degli strumenti diagnostici attualmente a disposizione, come il test del PSA e la biopsia, hanno finora impedito di stabilire in modo tassativo la presenza di un carcinoma e di differenziare fra forme tumorali più o meno significative da un punto di vista clinico. Allo stato attuale, i pazienti con sospetta diagnosi di carcinoma prostatico vengono sottoposti al test del PSA, seguito dall’esplorazione digitorettale (DRE). La presenza di un carcinoma prostatico può elevare i livelli di PSA, ma l’aumento di questo antigene può essere dovuto a una serie di altri fattori5,6, e questo rende il PSA un parametro poco selettivo. Inoltre, nel 10-25% dei pazienti con risultato bioptico negativo la diagnosi di carcinoma prostatico viene successivamente confermata7. Pertanto, il margine di incertezza rimane spesso consistente anche dopo l’esecuzione del test del PSA e/o della biopsia.

Publicato: 2008-10-28Da: Bio Blog

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