Dalle piante, un antidolorifico e un antitrombotico

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In primo luogo, dobbiamo fare una distinzione tra i due principali classi di antidolorifici, che sono utilizzati per le diverse situazioni e la funzione attraverso meccanismi diversi.

La prima classe è quella dei farmaci oppioidi come la morfina e la codeina, usate per il trattamento del dolore. Esse alleviano il dolore in due modi: interferiscono dando il blocco e la trasmissione dei segnali di dolore al cervello,modificando quindi a livello cerebrale la sensazione di dolore. Questi farmaci non eradicano il dolore, ma riducono e modificano la percezione del dolore. L’altra classe è rappresentata dall’aspirina, come il paracetamolo ed ibuprofene. Queste vengono presi ad esempio ogni volta che noi abbiamo mal di testa o un mal di schiena. Nel corso della storia, sono stati usati rimedi botanici per il dolore. Gli antichi Egizi usavano le foglie di mirto, gli europei masticavano la corteccia del salice e nativi americani hanno fatto lo stesso con la corteccia di betulla.

Nel XIX secolo, gli scienziati hanno isolato la sostanza chimica in tutte queste piante che dava loro il potere di alleviare il loro dolore. Essi hanno inoltre scoperto che queste sostanze chimiche producevano il loro effetto come collaterale alla digestione. Uno scienziato della Bayer Pharmaceutical ha sintetizzato l’acido acetilsalicilico (ASA). La Bayer l’ha chiamata Aspirina e commercializzata. Nonostante la sua lunga storia, fino ai primi anni ’70, non si è saputo nulla della sua farmacocinetica.

A differenza degli stupefacenti, l’aspirina effettivamente agisce alla fonte del dolore ed è in grado di arrestarlo. Quando le cellule sono danneggiate, producono grandi quantità  di un enzima chiamato ciclo-ossigenasi-2 (COX-2). Questo enzima, a sua volta, produce sostanze chimiche chiamate prostaglandine, che inviano segnali di dolore al cervello. Esse inoltre causano in un’area, che è la stata danneggiata, la liberazione di fluido plasmatico in grado di creare un edema che ingloba le cellule danneggiate. Questo gonfiore, responsabile dell’infiammazione, si estende producendo il senso di fastidio e dolore. Quando prendiamo l’aspirina, essa si dissolve nel nostro stomaco e viaggia in tutto il corpo attraverso il flusso sanguigno. Quindi l’Aspirina blocca l’enzima COX-2 e la produzione di prostaglandine. Non più prostaglandine significa non più segnali di dolore. Le cellule del sito danneggiato, ovviamente, sono ancora danneggiate, ma il dolore non viene più generato.

L’arresto delle prostaglandine è anche il motivo per cui le persone assumono aspirina regolarmente per ridurre il rischio di arresto cardiaco, poiché le prostaglandine libere nel sangue possono causare coaguli. Inoltre, l’aspirina riduce la produzione di trombossano, una sostanza chimica che rende le piastrine in grado di legarsi. Con l’aspirina, le piastrine producono meno trombossano e hanno meno probabilità  di formare un coagulo e bloccare un arteria (trombosi). Quindi un semplice farmaco di origine vegetale, discendente dalla pianta del salice, è utile si per la rimozione del dolore che per la prevenzione delle malattie cardiovascolari, riducendo in maniera esponenziale il rischio di ictus ischemico.

Publicato: 2008-05-22Da: Bio Blog

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