Esame PET

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Spesso in medicina si sente nominare l’esame PET abbinato magari con la TAC, ma in cosa consiste realmente? Intanto PET è l’acronimo di Tomografia a Emissione di Positroni, una metodica diagnostica di medicina nucleare a immagini che si basa sull’impiego di traccianti marcati con isotopi positron-emittenti prodotti da ciclotroni compatti ad uso medico. Il risultato di questo esame è una mappa tridimensionale dei processi funzionali del corpo del paziente, come quella visibile qui a sinistra. Gli isotopi vengono prodotti da un acceleratore di particelle ad anello chiamato ciclotrone mediante il bombardamento di particolari substrati (chiamati Target) ad opera di fasci di particelle. Dal bombardamento si producono gli isotopi radioattivi positron-emittenti che vengono utilizzati, in opportuni moduli di sintesi per marcare determinate molecole e costituire i veri e propri traccianti PET. I traccianti che vengono sintetizzati rappresentano i substrati naturali dei principali processi metabolici della cellula, di conseguenza è possibile ad esempio marcare il glucosio o un suo analogo per misurare il metabolismo glucidico. Il vantaggio dei traccianti PET rispetto ai traccianti abitualmente impiegati in medicina nucleare convenzionale a fotone singolo, risiede nella possibilità  di utilizzare traccianti che sono riconosciuti nei processi metabolici come i substrati naturali, senza alterare il normale metabolismo cellulare.

Il tracciante così ottenuto viene iniettato per via endovenosa nel paziente che deve eseguire l’esame. Dopodiché si attende un tempo variabile in dipendenza al metabolismo del tessuto a cui si è interessati; ad esempio l’FDG (fluoro-desossi-glucosio), usato generalmente in campo oncologico, ha un tempo di attesa di un’ora. Trascorso questo tempo di attesa durante il quale la molecola metabolicamente attiva, raggiunge una determinata concentrazione all’interno dei tessuti organici da analizzare, il soggetto viene posizionano nello scanner. L’isotopo di breve vita media decade, emettendo un positrone. Dopo un percorso che può raggiungere al massimo qualche millimetro, il positrone si annichila con un elettrone, producendo una coppia di fotoni (di energia paragonabile a quella dei raggi gamma) emessi in direzioni esattamente opposte fra loro. I fotoni sono rilevati da uno scintillatore (strumento adatto a rilevare e a misurare la radioattività ), nel dispositivo di scansione, dove creano un lampo luminoso, rilevato attraverso dei tubi fotomoltiplicatori. Il punto cruciale di tutta questa tecnica sta proprio nel rilevare simultaneamente le coppie di fotoni: i fotoni che non raggiungono il rilevatore in coppia, cioè entro un intervallo di tempo limitato a pochi nanosecondi, non sono presi in considerazione. Dalla misurazione della posizione in cui i fotoni colpiscono il rilevatore, si può ricostruire la posizione del corpo da cui sono stati emessi, permettendo la determinazione dell’attività  o dell’utilizzo chimico all’interno delle parti del corpo investigate. Lo scanner utilizza la rilevazione delle coppie di fotoni per mappare la densità  dell’isotopo nel corpo, sotto forma di immagini di sezioni (generalmente immagini trasversali) separate fra loro di 5mm circa. La mappa risultante rappresenta i tessuti in cui la molecola campione si è maggiormente concentrata e viene letta e interpretata da uno specialista in medicina nucleare o in radiologia al fine di determinare una diagnosi ed il conseguente trattamento. Come anticipato all’inizio, spesso e volentieri la PET viene affiancata a una TAC (tomografia computerizzata), per confrontare le informazioni anatomiche e morfologiche con quelle metaboliche. Detto più semplicemente il medico può voler verificare lo stato di organo, ma contemporaneamente anche come questo lavori. In conclusione la PET è un esame non invasivo che espone i pazienti a una minima dose di radiazioni ionizzanti ed è usata sempre più in ambito oncologico per avere rappresentazioni dettagliate dei tumori e per la ricerca di metastasi, ma anche nelle ricerche cardiologiche e neurologiche. Il maggiore inconveniente è che in Italia esistono pochissimi laboratori che eseguono questo esame e soprattutto se effettuato in privato viene a costare qualche migliaio di euro. [foto e parte del materiale da wikipedia]

Publicato: 2007-05-25Da: Bio Blog

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